Chiamaci: +39 0439.763076 | E-mail:
Ormai sono lontani i tempi in cui questa valle fatta di numerosissime frazioni e colmelli viveva in un mondo fortemente chiuso e distaccato dal resto di Primiero, quando il tortuoso passo Gobbera o l'instabile strada della Cortella ne erano le uniche vie d'accesso, non sempre comodamente percorribili.
Con l'avvento della galleria che taglia per oltre tre chilometri il Monte Totoga, Canal San Bovo si è fatto molto più vicino, e questo ne ha indubbiamente favorito lo sviluppo economico e sociale.
Un territorio vasto e complesso, che vive al suo interno le contraddizioni di uno sviluppo edilizio nelle zone un tempo dedicate all'agricoltura, come Lausen o Revedea, e allo stesso tempo il dramma dello spopolamento delle frazioni più tradizionali come Caoria e Ronco.
La progressiva apertura verso un mondo più aperto, vicino alla valle di Primiero, con la quale non sempre ha avuto un rapporto armonioso, si riscontra anche nella parlata, l'affascinante dialetto canalino, che è oggi più che mai influenzato dai vicini idiomi feltrino e primierotto, che per secoli i suoi abitanti hanno schernito con il termine gnàt.
L'ampio territorio del comune di Canal San Bovo, incuneato tra
Primiero, Tesino e Val di Fiemme, è ricchissimo di risorse naturali,
che ne hanno spesso fatto la fortuna, ma sono state anche fonte di
grandi devastazioni.
Le ingenti risorse boschive sono state per
secoli una straordinaria ricchezza per Canal San Bovo, grazie al
legname che veniva trasportato lungo le acque del torrente Vanoi per
essere poi venduto in Veneto. Quelle stesse acque che oggi vengono
sfruttate per produrre energia elettrica e un tempo mettevano in moto
segherie e mulini; quelle stesse acque che in passato hanno devastato
la valle con la forza distruttrice delle loro alluvioni.
Per raccontare le innumerevoli vicende della storia di Canal San Bovo è nato l'Ecomuseo del Vanoi, che con attività, mostre, laboratori didattici, pubblicazioni e ricerche anima la vita sociale e culturale del territorio.